Perchè la Catechesi ai Genitori?

23 Feb

pagine-14-15Diventare genitori…è una gioia senza limiti, ma quante ansie e paure, come riuscire ad amare i nostri figli come Dio ci insegna, come riuscire ad affidarli alla Madre celeste, come accettare l’idea che i nostri figli non sono nostri ma ci sono stati affidati, un dono preziosissimo da ricambiare con amore e dedizione? Saremo capaci di essere dei buoni genitori? Perchè all’inizio sembra tutto facile, poi i figli crescono e con essi i problemi della coppia…

Mi ha colpito molto l’intervista a don Oreste Benzi e in particolare questa sua affermazione: «È ascoltando i nostri figli che scopriamo come camminare da adulti».


ONORA TUO FIGLIO E TUA FIGLIA Intervista a don Oreste Benzi
di Alessio Zamboni

Don Oreste Benzi è nato a San Clemente (RN) nel 1925. È fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, Associazione di fedeli di diritto pontificio diffusa in 23 Paesi del mondo.
Ragazzi d’oggi immaturi e poco rispettosi? Il vero problema sono i genitori, ha scritto don Oreste Benzi, in un libro provocatorio, che ha pubblicato poco prima di morire.
Nella notte di «Tutti i Santi»Don Oreste Benzi ha chiuso la sua giornata terrena nella notte della festa di Tutti i Santi. 82 anni di vita intensissima per raggiungere molti, per salvare tanti, per infondere speranza a tutti.
Poco prima di morire ha redatto una specie di testamento spirituale in un libro a difesa dei figli e della famiglia. Questa l’intervista che ci ha lasciato poco dopo l’uscita del suo libro.

Da almeno tre anni pensava di scriverlo questo libro. Gli mancava solo lo spunto per partire. Poi un giorno, racconta don Benzi, stava meditando il primo capitolo del Vangelo di Luca, ed è stato particolarmente colpito da una frase del versetto 47: «Ricondurre il cuore dei padri verso i figli». È questo lo scopo che si è proposto raccogliendo in questo volume testimonianze, aneddoti, riflessioni maturate in tanti anni di impegno tra adolescenti, giovani e le famiglie.

«Onora tuo figlio e tua figlia»: un titolo provocatorio, don Oreste. La scelta è stata tua o dell’editore?
«La scelta è stata mia».

Come mai? Il quarto comandamento non è più attuale?
«Ho pensato che non è più sufficiente in un’epoca in cui i genitori hanno dissacrato la famiglia. Sono 50 mila in Italia i bambini e gli adolescenti che ogni anno sono straziati dalla divisione dei loro genitori. Pensiamo poi al dilagare della prostituzione, alla confusione sui modelli di famiglia. Si sta creando una civiltà in cui i figli sono un bene di consumo di cui si può disporre a piacimento. È necessario rifondare la famiglia ripartendo dai figli, soprattutto quelli sotto i dieci anni. Sono loro che hanno la concezione vera della famiglia e a loro i politici dovrebbero affidare il compito di fare le leggi sulla famiglia».

La piccola Margot, in una delle testimonianze che riporti, arriva a dire: «Meno male che papà è morto, così i miei genitori non si possono più separare». Non è un’affermazione troppo forte?
«È scientificamente vero che il dolore per la perdita naturale di un genitore è minore rispetto al dolore per la separazione dei genitori. Per avere una base sicura, il figlio ha bisogno dell’amore del padre verso la madre e della madre verso il padre. Per questo educa molto meglio una vedova sola, o una consacrata che ha scelto di rigenerare i figli nell’amore, che una coppia di genitori che di fatto non è più una coppia. Perché i figli certe cose le capiscono anche quando si vuol tenerle loro nascoste».

Viviamo in un’epoca che esalta sempre più le libertà individuali, il diritto all’autodeterminazione della persona. C’è chi vorrebbe legalizzare l’eutanasia e tu sostieni addirittura che il divorzio non è un diritto. In che senso?
«Oggi i giovani sono spinti a vivere solo di emozioni; non esiste più il “del tutto” e il “per sempre”. È così perché anche i loro genitori sono eterni adolescenti. Il divorzio è una regressione dell’adulto alla fase egocentrica».

Parlando delle tendenze degli adolescenti di oggi, affermi un principio: ogni essere vivente si dirige verso ciò che lo attira. Perché i nostri ragazzi, dopo aver ricevuto la Cresima, si allontanano dalla Chiesa? Non c’è più niente che li attira?
«L’approccio a Cristo proposto oggi da molte realtà ecclesiali è incomprensibile per gli adolescenti. Il bisogno di assoluto però è presente e quando i ragazzi incontrano qualcuno che fa fare loro un incontro simpatico con Cristo rimangono affascinati. Lo dimostra l’adesione ai movimenti cattolici, come la stessa Comunità Papa Giovanni XXIII, in cui ci sono tantissimi giovani disposti a dare la vita per Cristo».

«Per fare nuova evangelizzazione – si legge nel capitolo dedicato agli “appuntamenti con Dio” – non basta scrivere nuovi libri, occorre scrivere nuove vite». Cosa intendi dire?
«Il 90% dei giovani non va più in chiesa, ma il senso del sacro è presente. Per questo si diffondono le sette, che danno l’illusione di rispondere a questo bisogno. Per attirare alla fede occorrono testimoni credibili ma è soprattutto necessario recuperare il senso di popolo, un popolo nuovo capace di cambiare la storia. Se c’è la devozione senza rivoluzione, i giovani se ne vanno. Anche dai gruppi giovanili».

Torniamo ai genitori. Nell’ultima parte del libro parli di allattamento, di vomito, di anoressia… non ti sembrano questioni da pediatra o da psicologo più che da prete?
«Anche un prete è un padre e quando vede questi fenomeni si chiede perché. Scopre allora che quel vomito del bambino è un vomitare anche la madre, o la maestra. E allora cerca soluzioni che vadano oltre la semplice cura del sintomo, intervenendo sulla relazione».

Una questione che da sempre cruccia i genitori: quando un figlio sbaglia è giusto punirlo? E quand’è che una punizione si può definire giusta?
«Dietro lo sbaglio di un figlio spesso si nasconde un grido: “Non ti accorgi che ci sono anch’io?”. Che si esprime magari con parole che feriscono, come quelle di Alice che urla: “Mamma, sei brutta!”. Per definire giusta una punizione, occorre prima capire cosa si intende per giustizia nell’infanzia. È ascoltando i nostri figli che scopriamo come camminare da adulti».
Mi manca il mio papà
Lettera che ha scritto a don Oreste Benzi una bambina di 8 anni
1) Alle volte sono triste perché mi manca il mio papà e piango. Piango anche tutta la notte.
2) Perché il mio papà non è con me?
3) Perché i miei genitori si sono separati?
4) Perché papà non vuole stare con mamma?
5) Perché mia mamma non vuole vivere con mio papà?
6) Per quale ragione si sono separati?
7) Quando sono triste guardo la foto di mio papà e in braccio ci sono io da piccola e mi calmo un po’!
8) Quando vado a trovare mia nonna chiedo sempre a mamma se posso stare con papà.
9) Alle volte vorrei stare con papà e parlare con lui.
10) Io vorrei sapere perché i miei genitori si sono separati quando io e mio fratellino eravamo ancora piccoli piccoli.
11) Perché non si potevano separare quando eravamo un po’ più cresciuti? Ciao.

Don Oreste Benzi
Onora tuo figlio e tua figlia
Editore Sempre

Fonte: http://www.elledici.org

da: Gesilia Cea

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