Un gruppo di persone della Parrocchia S. Giovanni Battista, Pile, insieme ad alcuni amici provenienti dai luoghi di origine di Don Ramon, a fine Luglio si sono recati in Turchia per un pellegrinaggio sulle orme di S. Paolo.
Tante erano le aspettative del gruppo recandosi nella terra dove è nata la Chiesa descritta negli Atti degli Apostoli, nei luoghi dove ha cominciato la sua corsa inarrestabile la Parola di Dio che ha generato la Chiesa primitiva e che continua a generare la Chiesa dei nostri giorni.
Il programma del viaggio prevedeva, oltre a tanti aspetti specifici legati al pellegrinaggio, come ripercorrere le tappe fondamentali che, subito dopo Cristo, hanno fatto sì che la Parola si diffondesse a partire da Gerusalemme, anche aspetti puramente turistici, quali la visita a luoghi della Turchia che la rendono famosa nel mondo e che attirano gente da ogni parte.
Oltre a Don Ramon il gruppo ha potuto contare sulla guida spirituale di Don Mario Carminati, che, come al solito, ha arricchito il viaggio dei pellegrini con i suoi validissimi interventi di carattere spirituale, le sue riflessioni, i suoi momenti di preghiera, che restano nella memoria di chi ha partecipato.
La Turchia è la terra di incontro tra la cultura europea e quella asiatica (basti pensare alla città di Istanbul), la terra che ha visto la predicazione di S. Paolo, che ha accolto Maria e Giovanni dopo che, dopo la morte, risurrezione e ascensione di Gesù, i due hanno lasciato la terra di Israele; è la terra dove le prime comunità cristiane hanno preso vita, hanno scoperto la loro vera identità, in relazione alla persona di Gesù Cristo.
Tante sono state le emozioni e i sussulti nel cuore nei pellegrini che, nel cammino alla scoperta della Chiesa delle origini, hanno avuto modo di confermare, alimentare e trovare nuovi slanci per la propria fede.
Toccante è stata la visita sulla collina degli Usignoli, ad Efeso, dove si venera la casa di “Meryem Ana”, “casa della Madre Maria” dove avrebbe abitato Maria profuga con Giovanni in Asia Minore, secondo la tradizione Efesina. E’ stato bello vedere che in questo piccolo santuario cristiani e musulmani pregano insieme, anche se per i musulmani Maria è solo la Madre di Gesù (che per loro fu solo un profeta e non il Figlio di Dio).
Emozionante la visita ai resti della Chiesa del Concilio di Efeso, detta anche Chiesa di Maria Madre di Dio. La guida spirituale ha fatto emozionare i presenti parlando del Concilio di Efeso, in cui uomini dei primi secoli riuniti riflettevano ed approfondivano le verità della propria fede, arrivando per la prima volta a chiamare Maria Madre di Dio; Don Mario ha spiegato che è proprio della fede cristiana esigere una continua chiarificazione di che cosa si crede, e questo deve valere per ogni singolo uomo.
C’è stato anche modo di visitare il grande sito archeologico dell’antica città di Efeso, alla cui popolazione si rivolse più volte S. Paolo, e apprendere interessanti informazioni sui modi di vivere di allora, la cultura, il culto.
Ci si è poi spostati a Pamukkale, una zona turistica della parte centrale della Turchia, dove è stato possibile ammirare le “cascate pietrificate”, create nei secoli da depositi calcarei lungo i fianchi di una collina. Qui c’è stata occasione di rinfrescarsi, approfittando delle tante piccole piscine che l’acqua che scende crea naturalmente nella zona.
Nella parte centrale della Turchia la visita alla Cappadocia, sull’altopiano dell’Anatolia, ha lasciato i presenti senza fiato, per la particolarità e la bellezza naturale del luogo; il paesaggio è stupendo, inaspettato per la sua singolarità, con i caratteristici “camini delle fate” creati dal vento e scavati dalla laboriosità umana. Toccante è stata la celebrazione eucaristica in una antichissima Chiesa rupestre, in una zona arida e disabitata; erano le vecchie chiese dove i cristiani si riunivano in preghiera nei primi secoli; si è potuto riflettere su come essi vivessero e da che fede fossero animati!
Nella zona c’è stato anche la possibilità di visitare una delle città sotterranee più famose al mondo, a memoria delle persecuzioni che nei secoli si sono susseguite.
Proseguendo il gruppo è arrivato a Tarso, la città nativa di S. Paolo. 300.000 abitanti, tutti musulmani ad eccezione di tre sole suore cattoliche “Figlie delle Chiesa”; nessun sacerdote. Le suore non possono evangelizzare (verrebbero accusate di proselitismo), non possono aiutare in modo diretto chi ha bisogno (lo fanno di nascosto senza mai comparire). Dopo la celebrazione dell’Eucarestia nel luogo da loro appositamente preparato, hanno detto che avrebbero subito dovuto togliere le candele, il crocifisso, tutto quanto necessario per la celebrazione, non è loro consentito mantenere gli arredi sacri in modo permanente. La domanda è sorta spontanea: suore, ma allora che ci fate qui? La risposta è stata di quelle che lasciano il segno nel cuore: “siamo qui a tenere accesa la lampada del tabernacolo che custodiamo” in una città completamente musulmana. Solo una grande fede può tenere le suore lì, la loro non è una missione del “fare”, è una semplice “missione di presenza”, e di fronte a ciò, come non mettere in discussione la propria fede, e trovare nuovi slanci?
La tappa successiva è stata l’antichissima città di Antiochia, al confine con la Siria. Basta il nome di questa città per permettere ai pellegrini di riandare indietro con la mente alla Chiesa primitiva, alla evangelizzazione che, con fatica e tanti rischi personali, S. Paolo e i suoi amici portarono avanti in quella regione geografica. Ad Antiochia c’è stato modo di pregare vicino la Chiesa di S. Pietro, uno dei luoghi chiave dove è nata la Chiesa cristiana.
Infine, dopo un secondo trasferimento aereo internamente alla Turchia, Istanbul, ponte tra Europa ed Asia, 17 milioni di abitanti, solo lo 0,02% è cristiano, gli altri musulmani.
Dal punto di vista prettamente turistico molto interessante la visita al Palazzo del Sultano, alla antica cisterna della città, e la navigazione sul Bosforo che rende bene l’idea della posizione geografica della città e permette di capire le sue dimensioni!
Interessantissima poi la visita alle due “perle” di Istanbul, vicine tra loro, la Chiesa di S. Sofia e la Moschea Blu. La prima è oggi un museo e in essa si ammirano bellissimi mosaici, mentre la Moschea Blu, famosa nel mondo, è luogo di culto dove i musulmani pregano abitualmente, lasciando però spazio a chi vuole visitarla, nel rispetto reciproco di fedi diverse. Ci si deve però adeguare alla loro cultura rispettandola, e così le donne devono coprirsi il capo e le spalle con un velo, tutti devono togliersi le scarpe perché nelle moschee, con il pavimento sempre coperto di tappeti, si entra solo scalzi.
I pellegrini hanno celebrano l’Eucarestia due giorni ad Istanbul, una prima volta in una Chiesa in cui si fa memoria del Santo Giovanni XXIII, una seconda volta in una Chiesa che conta solo 12 fedeli cattolici; sono stati accolti da un frate che ha dato l’esempio della fede che lo anima, chiedendo ai pellegrini solo preghiere, per quella che dice essere la missione in terra musulmana della piccolissima comunità cattolica: l’ecumenismo tra le chiese cristiane e poi, più difficile, anche il dialogo con i musulmani. La sua testimonianza è forte, dice che lì, in terra musulmana, i cristiani sono molto più vicini tra loro di quanto lo siano nei nostri paesi, in cui facciamo tanta fatica! C’è da riflettere! Per chiudere il viaggio in allegria, l’ultima sera c’è stato anche modo di essere coinvolti in una cena tipica turca con musica e balli locali.
Tanti spunti di riflessione suscitati dalla Spirito Santo nel gruppo di pellegrini che, tornando a casa, avrà modo di riflettere, approfondire, crescendo nella fede. Grazie tante da parte dei pellegrini ai “due Don”, per la giuda l’accompagnamento spirituale, e… alla prossima!
Giampiero D’Emilio