Commento al Vangelo del 22/02/’09

22 Feb

Vangelo: Mc 2,1-12. Figliolo ti sono rimessi i tuoi peccati. Si dice spesso: Quando si ha la salute, si ha tutto! Era quello che tutti s’aspettavano, nel vangelo di oggi, presentando il paralitico a Gesù perché lo guarisse. Gesù lo fa: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. Ma non prima d’aver richiamato un’altra malattia e liberato il cuore da un male più profondo: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”.


La guarigione del corpo diviene allora segno della sua autorità divina e della liberazione dal male radicale che è il peccato. Sottolineamo appunto oggi l’identità divina di Gesù e lo specifico della sua missione tra noi.

1) IL FIGLIO DELL’UOMO

E’ l’unica volta qui che Gesù con puntigliosa precisione dichiara il motivo dei suoi miracoli: “Perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino…”. Ora: “Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”, pensano giustamente alcuni scribi presenti. Gesù qui si dichiara Dio, capace del potere proprio solo di Dio di rimettere i peccati; e gli scribi che ne colgono la portata dichiarano: “Perché costui parla così? Bestemmia!”.
Gesù usa l’espressione “Figlio dell’uomo”, che nel profeta Daniele preannuncia appunto il Messia come colui che sarà il giudice di tutta la terra, Colui al quale Dio affida ogni suo potere. “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra..” (Mt 28,18), dirà Gesù alla fine inviando i suoi discepoli a continuare la sua missione nel mondo. Il miracolo che compie è proprio per garantire questo suo potere divino. E’ un gesto dimostrativo della sua divinità, tanto che la gente rimane sbalordita e dice: “Non abbiamo mai visto nulla di simile”. E’ evidente che Gesù non vuol essere un taumaturgo qualunque. La spia sicura è che esige sempre la fede prima di ogni miracolo.
Anche qui è detto il motivo che lo ha spinto: “Gesù, vista la loro fede,…”. Anzi il gesto lo compie a sfida dell’incredulità degli scribi e proprio in polemica con loro. A dirci come al centro del racconto stia proprio la questione della fede nella sua divinità. I miracoli sono appunto il segno e la dimostrazione della divinità di Gesù di Nazaret.
Questo è un punto importante per noi, in un clima culturale poi come il nostro tentato di sincretismo e di relativismo religioso. Si va dicendo: tutte le religioni sono uguali, tanto Dio è unico! Che tutti gli uomini cerchino Dio, sta bene. Che ogni uomo, in questa ricerca sincera, si faccia ciascuno una sua idea di Dio, è un altro dato di fatto. Ma il problema è se quella immagine di Dio sia giusta e vera! Perché non è lo stesso avere un volto giusto o sbagliato di Dio. Quello che conta, e libera, è l’incontro col Dio vero.
Ora Dio è venuto incontro Lui agli uomini, con segni e gesti, parole ed eventi, uomini e fatti che rivelano chiaramente tracce della sua presenza tra noi. Questa è la Rivelazione biblica. E al vertice di questo suo esporsi, Dio si è fatto vedere in carne ed ossa in quell’uomo chiamato Gesù che con i miracoli, con la sublimità della sua dottrina, con la sua morte speciale e soprattutto con la sua risurrezione ha dimostrato di essere Dio. Una religione è vera solo quando vi si constata il dito di Dio. E lo si constata “col cervello”, cioè documentandoci, non fideisticamente o irrazionalmente come sembra essere lo stile invalso ormai tra sette e nuove religiosità di oggi!

2) RIMETTERE I PECCATI

Segni della divinità di Gesù sono i suoi miracoli; ma anche segni dello stile e del contenuto della sua missione tra gli uomini. Guarisce i corpi, ma per segnalare che la sua è una liberazione globale, una operazione che mira al riscatto pieno della vita, fino a scavalcare la morte. La sua azione liberatrice inizia là dove la morte ha la sua radice: il peccato. “La morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Rm 5,12). Gesù allora scaccia i demoni e perdona i peccati perché vuol giungere sostanzialmente al ricupero del legame sincero e fedele dell’uomo col suo Creatore, la fuga e il rifiuto dal Quale hanno causato sofferenza, violenza e morte.
Il primo contenuto della fede è credere che senza Dio noi non possiamo niente in ordine alla vita in senso pieno e vero. Per questo Gesù va all’essenziale. Qualcuno ancora ironizza: Salvare l’anima, pregare, confessarsi…, sì, belle cose, ma ci vuol ben altro per far andar bene il mondo! Certo: ci vuole giustizia, libertà, solidarietà, onestà…; ma chi ci rende capaci di essere giusti, onesti, solidali, operatori di pace? Da noi? Certo no. Solo la sua Grazia risana e ci rende capaci di fare quel bene che vogliamo e resistere al male che non vogliamo (cfr. Rm 7,17-22). E poi, al di là del far andare bene il mondo, è il nostro bisogno di vita piena che richiede qualcosa di più che umano, qualcosa di eterno, totale e assoluto, che appunto solo Dio ci può dare.
Liberare dal peccato e riconciliare con Dio è esattamente l’operazione preliminare e decisiva ad ogni altra ulteriore opera di bene che possa avere qualche durata ed efficacia. Dio salva non condannando, ma perdonando. Questo è qualcosa di nuovo e di inatteso. Noi di Dio abbiamo spontaneamente l’idea che Lui sia ordine e giustizia, il Bene per eccellenza, e lo temiamo come un giudice rigoroso.
E invece Gesù perdona, cioè ridà fiducia all’uomo e lo avvia a ricominciare da capo. Quando l’uomo da sé s’accorge e riconosce il proprio male, ne sente un senso di colpa. Chiuso su se stesso, non gli resta che delusione e tormento per il proprio fallimento. Di fronte agli altri poi c’è ben poco da sperare comprensione. Solo davanti a Dio l’uomo può sentirsi capito e liberato; solo davanti a Lui non è umiliato e ritorna sereno e rinnovato. E’ proprio la misericordia quanto di più tipico Gesù ha voluto rivelarci del cuore del Padre!

Un giorno Gesù ritornò al suo paese, a Nazaret, e lì “non poté operare nessun prodigio a causa della loro incredulità” (Mc 6,6). La fede è condizione indispensabile per la salvezza. Fede certo nella potenza di Dio e nella sua misericordia; ma fede che sia anzitutto disponibilità del cuore a lasciarsi perdonare. A volte tanto è l’orgoglio che resistiamo anche davanti a Dio. Forse il primo passo da fare è proprio quello di sentirci anche noi un po’ malati come il paralitico e lasciarsi portare davanti a Gesù; Egli ha sempre a disposizione quattro persone (i quattro evangelisti, dicevano i Padri…!) ai quali arrendersi per essere portati fino a Lui!

Don Romeo Maggioni

Fonte: http://www.qumran2.net

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