11 nigeriani fra noi, che esperienza!

5 Dic

Dal 20 settembre ad ieri sono stati con noi 11 Nigeriani, perseguitati nella loro terra per la fede.
Dopo la paura che ha toccato alcuni nostri parrocchiani, chi si è loro avvicinato, conosciuto, dedicato del tempo, ha capito subito quanto fossero in gamba, quanto fossero non tanto diversi da noi se non fosse perché qui da noi, non gli sparavano, non li perseguitavano, non vedevano componenti della loro famiglia trucidati sotto i loro occhi.
una delle cose “incredibili” che raccontavano i primi giorni era “qui possiamo dormire, senza l’angoscia che qualcuno entri e ci faccia del male o ci uccida”. Evidentemente non servono commenti!!!
Ringrazio dal profondo del cuore tutti coloro, e non sono pochi, che hanno reso possibile questa forte e significativa esperienza: chi li ha seguiti dalla prima notte sino a che son partiti; chi ha cucinato per loro; chi con loro “ci ha perso un po’ di tempo” per conoscerli; chi gli ha fatto fare attività culturali e ricreative; alle persone che pazientemente hanno insegnato loro l’italiano; a tutti quelli che a vario titolo hanno saputo volergli bene e li hanno fatti sentire accolti; alla Prefettura dell’Aquila che sempre ci è rimasta vicina, ci ha accompagnato ed aiutato; come anche la Questura dell’Aquila anch’essa ci ha sempre sostenuti ed aiutati nel quotidiano vivere; a tutti GRAZIE, GRAZIE ed ancora GRAZIE.
A tutti quelli che hanno avuto “paura”, o che si sono allontanati, non mi rimane che augurare loro di non perdere più occasioni come queste perché, nella difficoltà dell’incontro, della com-presenza, del colore della pelle, del giudicarli “privilegiati” perché lo Stato Italiano ha deciso di non farli morire in mare ma di soccorrerli, sono e rimangono fratelli.
Il nostro “prossimo”, che spesso la Parola di Dio ci invita ad accogliere, a dare un bicchiere d’acqua, a vestire, a non far finta di nulla, a visitare, grazie a questa esperienza si è palesato concretamente nella nostra comunità parrocchiale. 10730831_1510175252590061_8481627968258058323_n[1] 10846321_1510175332590053_1730453642921053492_n[1] AQUI Photo0190 WP_20141201_009 WP_20141201_010 WP_20141201_011 WP_20141201_012 WP_20141201_013 WP_20141201_014 WP_20141201_015 WP_20141201_016 WP_20141201_021 WP_20141201_022 WP_20141202_001 WP_20141202_003 WP_20141202_004 WP_20141202_011 WP_20141202_012 WP_20141202_013 WP_20141202_018 WP_20141202_021 WP_20141202_022 WP_20141202_023 WP_20141202_024 WP_20141203_005 WP_20141203_006 WP_20141203_018 WP_20141203_020 WP_20141203_021 WP_20141203_024 WP_20141203_032 WP_20141203_033 WP_20141203_034 WP_20141204_001 WP_20141204_002 WP_20141204_003 WP_20141204_004 WP_20141204_005 WP_20141204_006 WP_20141204_007 WP_20141204_008 WP_20141204_009 WP_20141204_010 WP_20141204_011 WP_20141204_012 WP_20141204_013 WP_20141204_015

4 Replies to “11 nigeriani fra noi, che esperienza!

  1. Anche se non ci siamo conosciuti bene mi mancherete ci avete insegnato l’accoglienza, la semplicità evangelica. Abbiamo imparato cosa significa lasciare tutto e non perdere mai il sorriso, la voglia di vivere e di cantare perché si ha sempre fiducia nel Signore. Con l’augurio che questa esperienza sia servita a tutta la parrocchia x capire che la provvidenza non ci abbandona mai e che Dio è il Dio degli ultimi degli indifesi e che quello che avremo fatto a ciascuno di loro lo avremo fatto a Lui. Good Luck ragazzi Emmanuel Kaby Achi Efosa Evans Ekhorowa Bright Don Austin Donchris Omoboude Palmer Eghe Ogieva

  2. Ciao a tutti, io sono una di quelle persone che hanno avuto la grande fortuna di stare accanto ai ragazzi della Nigeria sin dalla loro prima notte. Li ho salutati la sera del giorno che precedeva la loro partenza. Vi garantisco che non ce la facevo ad abbracciarli alla stazione e ringrazio Tomas per averli seguiti fino a quel momento. Dal 21 settembre queste creature mi hanno chiamata MAMA, una gioia immensa, un gran senso di responsabilità verso di loro. Non tanto sotto il punto di vista materiale, ossia i vestiti, il cibo, le medicine ma, e soprattutto, perché il mio cuore sentiva e sente di essere loro vicina con affetto di madre. E a loro, garantisco, manca tanto il calore umano!
    Ringrazio di vero cuore don Ramon, gliene sarò grata per tutta la mia vita, per avermi permesso di fare questa meravigliosa esperienza. Io sono una dei volontari della Caritas parrocchiale e già il Signore, dunque, mi ha concesso di affiancare la povertà, la fragilità, il dolore, la solitudine. Lo stare accanto ai miei ragazzi, altri 11 figli oltre al mio gioiello Federico, mi ha fatto non bene, mi ha permesso di crescere nell’Amore. E devo ancora tanto camminare.
    Il loro tormento, la sofferenza nello stare lontani da casa, il pensiero alle poche persone care sopravvissute che forse non rivedranno mai, i lampi di gioia nei loro occhi, la loro accortezza nei miei confronti non hanno prezzo!!!!!! Si, voglio loro un mondo, un universo di bene. Malgrado mi abbiano fatta preoccupare, arrabbiare,……stancare se mi passate la cosa, io non riesco a stare senza avere loro notizie. Loro, adesso, fanno parte della mia vita……e c’è spazio per tanti ancora che verranno!!!!!
    Noi cristiani siamo avvantagiati: accogliendo l’Amore di Dio, siamo tutti chiamati ad amare. E grazie al Suo amore siamo capaci di amare. Amare, però, non significa essere vicini a chi ci vuol già bene, avere cura di chi il Signore ha messo nella nostra casa appena nati, amare è riconoscere Dio in ogni uomo che ci passa a fianco. Non dobbiamo perdere l’occasione, dobbiamo allargare gli orizzonti della mente e del cuore, perché se riusciamo ,la vicinanza di chi non è più ascoltato, di chi si sente tagiiato fuori, di chi è al margine di tutto ci stravolge l’anima e ci cambia definitivamente. Lo ammetto, prego ogni giorno per i miei ragazzi e questo mi solleva e consente di vivere gli avvenimenti della vita con più serenità e pazienza. Grazie, don Ramon, per avermi dato il privilegio di servire in questa parrocchia con grande, meraviglioso spirito missionario! Concludo con dei versi di Goethe che leggo sempre volentieri e che aiutano a comprendere la scintilla che accende il cuore del cristiano:

    Da dove siamo nati? Dall’amore.
    Come saremmo perduti? Senza amore.
    Cosa ci aiuta a superarci? L’amore.
    Si può trovare anche l’amore? Con amore.
    Cosa abbrevia il pianto? L’amore.
    Cosa deve unirci sempre? L’amore.
    Johann Wolfgang Goethe

    Grazie ancora al nostro don ed atutte quelle persone che mi hanno accompagnato .
    Annamaria Continenza

  3. non è solo ascoltare, leggere la Parola di Dio. Non è solo pregare, recitare il rosario. Ma essere cristiano come ha su menzionato il Ns Don è porgere la mano a chi ci chiede aiuto, dare una carezza a chi cerca affetto, dire una parola a chi si sente solo, e tante tantissime cose che ti fanno sentire bene dentro. Io sono una delle tante persone che ha dedicato, poco, del suo tempo a questi ragazzi è vi dico che è stata una esperienza molto positiva, splendida, e che mi ha fatto crescere tanto. Mi dispiace non avergli dato di più e a chi li ha guardati con indifferenza e sospetto vi dico che loro hanno dato a noi dimostrazione di qualcosa che noi ormai abbiamo dimenticato perché abbiamo tutto. Il loro saluto è stato molto doloroso. Prego e spero per loro una vita serena e che possano realizzare il loro agoniato sogno di libertà, come i nostri avi che lasciavano il ns Paese che però a differenza dei nostri ragazzi, i nostri avi lasciavano il Paese per fame solamente e dopo aver guadagnato qualcosa potevano ritornare dai propri familiari, mentre loro se otterranno un permesso di soggiorno definitivo potranno andare ovunque escluso il loro Paese d’origine e quindi dai loro familiari. Vi ribadisco “Non sapete che Vi siete persi, peccato!”

  4. E’ stata un esperienza meravigliosa, sicuramente da ripetere che ci ha arricchito spiritualmente e i ragazzi hanno dato più di quanto Noi abbiamo potuto dare loro.
    La loro partenza lascia nei nostri cuori un senso di malinconia come se ad andare via fossero state persone che conoscevamo da anni e con le quali avevamo condiviso chissà quali “scorribande” e, invece erano persone conosciute da appena due mesi….
    Il loro farsi capire e i loro sorrisi resteranno indelebili nella nostra mente…
    In fine non posso che ringraziare Don Ramon che ha dato l’opportunità alla Comunità di vivere questa esperienza e, sta poi a noi parrocchiani in misura e modi diversi cogliere queste opportunità.
    GRAZIE RAGAZZI

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