Quattro terribili tragedie da aprile ad oggi sono accadute in Italia: il “nostro” terremoto, il treno deragliato a Viareggio, l’attentato ai “parà” e, ultimo, il disastro di Messina. Tragedie che hanno colpito la coscienza del nostro Paese, lasciandola turbata e perplessa. Anche i nostri fratelli messinesi, dunque, proprio come noi aquilani anno provato la dura esperienza di vedere la Terra, quella Terra che Dio ha voluto come Madre sicura, come terra sicura, nemica e omicida.
La nostra Chiesa, la nostra Caritas, dunque “piange con chi piange” ed è vicina a tutta la comunità siciliana duramente colpita e accompagna questi giorni terribili con la preghiera intensa che, dal cuore, sale al Signore della vita.
Queste tragedie certamente dovranno portare a individuare le responsabilità di chi ha permesso che accadesse tutto ciò. Ma pensare che in futuro si potranno evitare nuovi disastri solamente rintracciando le responsabilità tra gli amministratori e i politici non basta.
Occorre che tutti esaminino se stessi . Di “conversione” e “cambiamento di rotta”, infatti, ha parlato l’arcivescovo di Messina durante l’omelia ai funerali di Stato celebrati sabato 10 ottobre. È necessario che ognuno di noi si interroghi sul proprio modo di vivere, per certi aspetti violento o ad ogni modo che mette a rischio la vita stessa. Le responsabilità di noi uomini in queste tragedie, infatti, hanno radici profonde che pervadono la società in cui viviamo: le radici dell’egoismo. È necessario, dunque, capire se anche noi abbiamo ceduto a quel peccato che l’episcopato abruzzese e molisano ha definito il “peccato di ricchezza” proprio di chi pur di avere è disposto a fare qualsiasi cosa, anche contro il proprio fratello, contro la natura e quindi anche contro se stesso.
Coraggio, fratelli di Messina, noi che pian piano ci stiamo rialzando vi diciamo che, anche con le ferite nel cuore, ce la potete fare!
Claudio Tracanna
Estratto da: “Vola L’Aquila” 15 Ottobre 2009 – (Quindicinale dell’Arcidiocesi di L’Aquila)